Ci sono dei particolari, anche minimi, che caratterizzano una città, che la differenziano dalle altre. Roma ha i sampietrini, Milano i navigli, Genova i carruggi.
Spezia, nel suo piccolo, aveva le panchine, queste panchine.
Naturalmente una panchina è solo una panchina e quindi non è degna di grande considerazione, ma la panchina tipica spezzina forse un po’ di attenzione la meriterebbe, con quello stile liberty, quella struttura che ricorda il tralcio di un albero, nodi compresi.
Particolare |
Un altro particolare |
Non è una panchina comoda, con quelle linee diritte e la foggia in metallo, fredda d’inverno e calda d’estate, ed è anche un po’ bassa rispetto agli standard odierni, ma fa parte dell’arredo urbano, nasce con la città, nel momento stesso in cui il borgo diventa una località degna di nota, e si espande, con la città, in ogni quartiere.
Giardini Pubblici 1920
Giardini Pubblici 1930
Fino agli anni sessanta era praticamente l’unica panchina che conoscevano i fondoschiena degli spezzini, era presente ovunque, poi, col passare del tempo, qualcuna si deteriora, l’incuria, il vandalismo, e viene sostituita da altre anonime panchine di metallo generalmente verdi, ma anche rosse e gialle, alcune vengono rimosse per lavori di asfaltatura e mai più risistemate. Poi inizia l’era di quelle di plastica.
Passeggiata Morin 1950
Uno dei simboli della città , come molti altri, che spariscono per via della scarsa attenzione che i nostri amministratori e noi stessi poniamo alle cose del passato seguendo lo slogan “è vecchio, buttiamolo” che sembra la parola d’ordine di questa città.
Oggi ne rimangono poche, per lo più concentrate nel “Boschetto”, quella parte dei giardini pubblici che va da via Diaz a via Galilei attorno al Palco della Musica.
Eppure non ci vorrebbe molto a risistemarle, basterebbe riprendere il calco della struttura e farla replicare in una delle fonderie della provincia, il resto della struttura è elettrosaldata.
Chissà se qualcuno raccoglierà l’idea.
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