sabato 13 febbraio 2010

Le figurine

Tutti quelli della mia generazione hanno iniziato una collezione di figurine, noi maschi generalmente quella dei calciatori, ma ce n’erano di tutti i tipi, per bambini e per bambine.

Le prime figurine si compravano in edicola a 10 lire il pacchetto, ogni pacchetto ne conteneva 4, l’album generalmente, pur avendo un prezzo di copertina, veniva regalato dal giornalaio o addirittura nelle scuole (sul prezzo era stampigliata la parola “omaggio” con un timbro blu).

In quegli anni i calciatori avevano facce improbabili e maglie dagli strani colori e venivano incollate sull’album con la “Coccoina” , una colla che veniva venduta in barattolini metallici rotondi con un buco al centro che conteneva un corto pennellino.
Un album di figurine della Panini
L'album delle figurine

La Coccoina
La mitica Coccoina
La “Coccoina” aveva un odore dolciastro e sapeva di orzata (eggià, noi abbiamo mangiato di tutto, dalle matite alle gomme per cancellare, dai tappini di plastica delle biro alla carta dei quaderni e siamo ancora qui!) e, soprattutto, non finiva mai: quando incominciava a seccare, bastava aggiungere qualche goccia d’acqua, una rimestata e tornava come nuova!

Le figurine si incollavano stando bene attenti agli angoli e figurina dopo figurina gli album si deformavano assumendo le dimensioni di un volume di enciclopedia! In genere ci si incollavano anche le dita e poi si passava una buona mezzora a togliere le pellicine bianche appiccicate attorno ai polpastrelli.

Esistevano delle figurine speciali che sul retro portavano la scritta “valida” e “bisvalida” (tutto attaccato), una raccolta a punti che consentiva di vincere dei premi, con 100 punti si vinceva un pallone di cuoio!

Naturalmente nelle bustine si trovavano anche figurine che si avevano già, anzi, la maggior parte di quelle che si trovavano erano doppie ed allora si scambiavano con gli altri bambini. Si formavano dei crocchi di bambini nei cortili che, a due a due, mostravano le proprie figurine all’altro.
Una bustina di figurine Panini del campionato 1965-1966
Un bustina di figurine

Si assisteva a veri giochi di alta magia.

C’era qualche bambino che da una piccolissima tasca di un altrettanto piccolo calzone corto riusciva a tirar fuori un enorme mazzo di figurine tenuto assieme da un elastico, neppure fosse Eta Beta, toglieva l’elastico, posava il mucchio sul palmo della mano sinistra e, con un movimento veloce del pollice della mano destra, le passava sull’altro palmo mentre il bambino che osservava le figurine iniziava la litania “celò, celò, celò, celò, celò” fino a quando, all’apparire della figurina mai vista prima, erompeva nel grido “MI MANCA!”.

A quel punto, il “mazziere” con un movimento abile del pollice della mano destra spostava la figurina prescelta tra l’anulare e il mignolo della mano sinistra: altro che mago Silvan! Isolate le figurine prescelte, toccava al secondo bambino mostrare le proprie figurine ed il numero di alta prestidigitazione si ripeteva al contrario con quella tecnica oramai consolidata dalla pratica.

Alla fine rimanevano poche carte agognate nelle mani di ciascuno dei due bambini ed iniziava la contrattazione per effettuare gli scambi. Raramente gli scambi avvenivano alla pari, praticamente mai, perché ognuno vantava la maggiore rarità delle figurine che teneva nella propria mano. E allora iniziava una vera e propria sessione di “calcio mercato”:

- “ti do Pascutti se tu mi dai Meroni e Mora”

- “ma vuoi scherzare? Per Meroni e Mora mi devi dare anche Altafini oltre a Pascutti”

- “allora facciamo così: tu mi dai Meroni e Mora ed io ti do Pascutti e 10 altre figurine”

- “20!”


Su Pascutti e 15 figurine in genere ci si metteva d’accordo.
Ezio Pascutti
Ezio Pascutti

C’erano professionisti del commercio che ti dissanguavano prima di accettare uno scambio e presto si rimaneva con poche figurine nella tasca e niente soldi per andare a comprarle, anzi, quelli mancavano sempre.

E allora le figurine si provava a vincerle agli altri.

Un gioco molto praticato con le figurine era chiamato “muro”. A turno si appoggiava una figurina ad una certa altezza sul muro e poi la si lasciava cadere per terra.

Chi faceva atterrare la propria figurina sopra quella dell’avversario se ne impossessava e rimpinguava le proprie riserve di merce di scambio.

Anche a “muro” c’erano dei veri baby professionisti che sapevano come piegare in un certo modo una figurina per farla planare dritta dritta sopra quella degli altri. Io non ero tra questi e forse è per quello che non ho mai terminato un album di figurine.

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