giovedì 4 febbraio 2010

Tutti al mare

Nei quasi 20 chilometri di costa che si snodano dal Muggiano a Cadimare, Spezia ha il record di non averne un solo metro balneabile! Lo hanno Savona, Imperia e persino Genova, ma Spezia nulla, bisogna ripiegare sui comuni vicini, Portovenere o Lerici, o spostarsi ad Ameglia o Marinella, quasi al confine con la Toscana o addirittura prendere il treno per accaparrarsi uno scoglio o un metro di spiaggia negli splendidi scenari delle Cinque Terre o il vaporetto per la Palmaria.

Eppure una volta non era così.

Nei primi anni sessanta io andavo al mare generalmente a San Terenzo, con la corriera, più spesso in bicicletta, ma c’era chi il bagno lo andava a fare alla Vela ovvero in viale San Bartolomeo all’altezza del Canaletto e si diceva che, fino a pochi anni prima, c’era chi il bagno lo faceva… al molo!

Sembra incredibile, eh?

Solo negli ultimi decenni il bagno nel proprio mare è stato precluso agli spezzini, in parte per l’occupazione di ogni sbocco al mare dal porto, dai cantieri navali, da industrie ed attività varie, in parte dall’inquinamento che generano quelle stesse attività assieme alla città e in parte dalla posizione della diga foranea che trasforma in porto tutto il golfo.

Eppure Spezia, dopo l’Unità d’Italia, era un promettente luogo turistico, ci si bagnava nelle acque antistanti l’odierna via Chiodo, che non esisteva, ed anche quando si decise di trasformarla in piazzaforte militare ed iniziò la costruzione dell’arsenale con conseguente spostando a sud della linea del mare per via dei riempimenti fatti con il materiale di scavo dei bacini e delle darsene, tutto il fronte mare era un fiorire di spiagge e stabilimenti balneari dai nomi tipici, come quelli che si trovano oggi nella costa che va da Carrara sino alla Versilia ed ancora più giù: Eden, Nettuno, Selene, Iride e chissà quanti altri.

Di alcuni di essi si può avere l’idea di come erano fatti grazie alle vecchie cartoline, di altri, se ne è persa memoria, ma ne parlano le pubblicità e i trafiletti sui giornali.

Così possiamo sapere che il Grande Stabilimento Balneario Selene offriva nel 1885 un gran ribasso sui prezzi dei bagni e un servizio completo di Restaurant e gelati alla napoletana (“Il Lavoro” del 20 Giugno 1885) e che nel 1890 venne aperto lo Stabilimento Balneario di San Cipriano che, restaurato di recente offre ai signori bagnanti tutte le comodità che possono desiderare, non esclusa quella dei bagni di arena (il periodico settimanale “La Spezia” del 19 e 20 luglio 1890).


"Il Lavoro” del 20 Giugno 1885


il periodico settimanale
“La Spezia” del 19 e 20 luglio 1890

Alla fine del secolo il Grande Stabilimento Balneario Selene, in occasione del 22° anno di esercizio, annunciava il rinnovo e l’ampliamento dei locali promettendo la massima pulizia senza eccezioni ed addirittura una splendida illuminazione ad acetilene (il periodico bisettimanale “L’Unione” del 10 luglio 1900).


“L’Unione” del 10 luglio 1900

Nel 1900 apriva il Nuovo Stabilimento Balneario Iride che per la sua eleganza e comodità sarà il ritrovo gradito della stagione sempre “L’Unione” del 10 luglio 1900).



"L'Unione" del 10 luglio 1900


"Gazzetta della Spezia"
del 08 luglio 1900
Lo stesso anno si registrava l’impresa natatoria di alcuni atleti della Rari Nantes Spezia. Come riportava la “Gazzetta della Spezia” del 08 luglio 1900, Domenica scorsa i sigg. Cipollina, Gnocchi e Crovetto in sole tre ore compievano a nuoto il tragitto dal Selene all’Iride e viceversa, con breve sosta a quest’ultimo stabilimento. Il giovanetto De Stefanis che nell’andata si era mantenuto primo, al ritorno, sorpreso da leggera indisposizione, dovette salire sulla barca che accompagnava i nuotatori.

Tutti questi stabilimenti balneari, in ossequio alla moda dell’epoca, erano costituiti da una passerella di accesso ad una palafitta immersa nell’acqua e suddivisa in diversi ambienti generalmente dotati di scale che consentivano ai bagnanti il libero accesso al mare. Uomini e donne occupavano due zone separate ed erano banditi gli abbigliamenti discinti. Erano di rigore erano i costumi lunghi, veri e propri abiti da bagno. Solo negli anni venti comparvero le prime cabine poste in linea parallela rispetto al mare.

In questo raro filmato del 1931 dell’Istituto Luce si possono osservare i nostri progenitori che si bagnano nelle acque nostrane:


Negli anni seguenti alcuni di questi stabilimenti chiuderanno ed altri apriranno. Si ha notizia dello stabilimento balneare Elios che chiuse dopo la seconda guerra mondiale, mentre nei primi anni cinquanta erano ancora attivi il Tritone, l’Iride ed il Nettuno.

Il Nettuno negli anni cinquanta era dotato anche di una rotonda dedicata alle danze ed era consentito l’accesso anche in costume purché decoroso: le donne costume intero ovviamente e gli uomini non dovevano mostrare l’ombelico!

Gli stabilimenti balneari Eden e Nettuno
L'Eden e il Nettuno

Non è facile sapere dove fossero realmente ubicati questi stabilimenti balneari ed è possibile che con l’estendersi della città abbiano traslocato lungo la costa in direzione di Lerici.

Si sa per certo che il Selene era a Porta Rocca a fianco della Canottieri Velocior, nella zona dove è adesso la Capitaneria di Porto, il San Cipriano doveva trovarsi all’altezza dell’ospedale Sant’Andrea, mentre l’Elios, il Tritone, l’Iride e il Nettuno erano lungo viale San Bartolomeo, il primo all’altezza del Canaletto e l’ultimo all’altezza di Porto Lotti.

Lo stabilimento Iride
L'Iride


Lo stabilimento Selene
Il Selene


Lo stabilimento Selene
Ancora il Selene


Il Velocior e sullo sfondo il Selene
Il Velocior e sullo sfondo il Selene in una foto del 1885

Dalla metà degli anni cinquanta in avanti ogni spazio a mare sparì fagocitato inesorabilmente dalle attività cantieristiche, industriali, artigianali e militari che si svilupparono nella parte est del golfo sino a Pertusola ed oggi siamo costretti a percorrere come minimo dieci chilometri per riuscire a trovare zone balneabili.

C’è qualche nostro amministratore a dire il vero che ha provato a restituircelo con molta fantasia (e prendendoci anche parecchio per i fondelli): ricordate il “Solarium” con i lettini in passeggiata Morin di un po’ di anni fa e che ne dite della fulgida idea dell’attuale sindaco di ridarci l’accesso al mare niente di meno che.... in diga?

Già, la diga, quello sbarramento lungo oltre 2000 metri nato alla fine dell’ottocento per controllare l’accesso al golfo e quindi per motivi esclusivamente militari, ma che oggi è diventato una prigione per il golfo e e per i paesi che vi si affacciano, Fezzano, Cadimare, Le Grazie, diventati anch’essi parte integrante del porto senza averne alcun beneficio né in termini di lavoro, né in termini di salvaguardia.

Ma ora che la Marina Militare sta ritirandosi da Spezia ed abbandonerà progressivamente parte delle strutture che ha occupato in questo secolo e mezzo, ora che è in discussione anche la presenza del rigassificatore a Panigaglia, ora cioè che si sta liberando tutta la parte ad ovest del golfo come utilizzeremo quella costa? Per costruire nuovi cantieri?

Invece di creare un Waterfront (che sarebbe più onesto chiamare Portfront), siamo proprio sicuri che gli spezzini non preferirebbero un Beachfront, recuperando delle aree del loro golfo da aprire alla balneazione e, perché no, al turismo? E cosa ci sarebbe di meglio della costa a ponente che, grazie anche ai militari, si è conservata quasi intatta dallo sviluppo caotico che ha avuto la città in questi ultimi decenni?

Impossibile? Forse no, basterebbe arretrare di un bel po’ la diga foranea che non ci deve più difendere dagli attacchi delle flotte nemiche, oggi le guerre si combattono in maniera diversa, restituendo al mare aperto parte della nostra costa.

Un’opera titanica? Su, non scherziamo, la costruirono i piemontesi un secolo fa con i mezzi di allora, figuriamoci se non saremmo in grado di realizzarla anche noi.

E poi faremmo felici anche gli agenti immobiliari che, quando mostreranno un balcone rivolto a sud ad un potenziale acquirente, potranno finalmente dire:

- e qui c’è una splendida vista mare

senza doversi sentire puntualmente correggere con un:

- vista porto, vorrà dire!

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissima descrizione e immagini di come era una volta la nostra città.... se penso che fino a 50 anni fa c'erano stabilimenti balneari per tutto il litorale e con dei giochi d'acqua del genere mi viene rabbia perché chi ha deciso di investire le nostre risorse in squallidi cantieri, porto e industrie ha buttato via l'unica risorsa sostenibile che poteva davvero far diventare Spezia una città ricca e bellissima : il turismo. Il mio sogno sarebbe di vedere nel prossimo futuro invece di cantieri ( tra l'altro in decadenza vista la crisi del settore cantieristico) e darsene inutili e costose, stabilimenti balneari e spiagge (anche se artificiali come a Portovenere) in viale S. Bartolomeo che potrebbero portare valuta pregiata e risollevare veramente la nostra economia....e non è una cosa impossibile visto che a Tenerife han costruito spiagge artificiali di ben 2 kilometri.... sognare almeno non fa mai male

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