domenica 31 gennaio 2010

Macchina!

Nelle sere d'estate, dal terrazzo di casa, potevo osservare la partita di calcio più lunga della storia. Si giocava ogni sera da giugno alla fine di settembre.

Lo stadio non era San Siro ma c'era tutto quello che serviva per una partita di calcio in notturna. Il rettangolo di gioco era delimitato dai palazzi, il terreno era l’asfalto dell’incrocio di via Lunigiana con via Severino Ferrari, così com'è ancora oggi.

L'impianto di illuminazione era quello della strada, il lampione sospeso al centro dell'incrocio con due pipistrelli che incrociavano i loro voli sotto la luce.

C'erano anche gli spalti gremiti: nel secondo anello il pubblico alla finestra, nel primo anello al balcone e per finire, i più fortunati, a bordo campo che, con la sedia portata direttamente da casa, si accomodavano sul marciapiede per conversare e guardare i ragazzini che giocavano. Mancava il terzo anello ma non ci sono grattacieli nella zona e anche San Siro, negli anni settanta, ne era sprovvisto.

Una volta scelte le squadre e i giocatori la partita aveva inizio, si giocava ad una sola porta: il grande cancello in lamiera della carrozzeria all'angolo. Questo è l’unico elemento che è stato sostituito nel tempo.

Esisteva una regola, che poi era anche legge, un odierno schema: a turno un giocatore doveva stare in posizione più lontana e non abbandonarla per nessuna ragione, era la vedetta.

All' incrocio, andando in direzione di Migliarina, la strada inizia a salire e dal campo di gioco non si potevano vedere le macchine in arrivo. Il suo ruolo era fondamentale doveva gridare.... ”MACCHINA!” e crossare all’occorrenza.

Il campo di gioco
Il campo di gioco

Al suo grido si interrompeva anche il dribbling più bello, la strada si liberava per un attimo e poi si poteva continuare. Visto dall’alto anche questo era uno schema perfettamente eseguito.

Un’ altra regola era quella di non tirare mai una “canata” alta verso la porta perché il pallone poteva finire nel piazzale della carrozzeria, troppo lontano dal cancello per essere recuperato e finire regolarmente tagliato la mattina dopo. Ogni sera le partite finivano con risultati tennistici e tanti sfottò.

Dimenticavo l’orario d’inizio degli incontri: ore ventuno circa, dopo Carosello.

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