sabato 16 gennaio 2010

Storia - Dalle origini al 1800

I dinosauri vivevano nelle paludi, gli spezzini… pure!

I primi atti che citano una località chiamata Spezia risalgono all’anno 1071. La località era lo sbocco a mare del castello di Vesigna, ora scomparso, collocato dove ora sorge il forte Castellazzo, o meglio, i suoi ruderi.

Gli spezzini, per il momento non propriamente spezzini, non erano scesi ancora a valle, abitavano sui poggi e le colline che sovrastavano il futuro “Golfo dei Poeti”, all’epoca assolutamente inospitale.

Immaginate l’insenatura dove ora sorge la città chiusa alle spalle dalle propaggini del Parodi, del Castellazzo e di Sarbia, ad ovest dal promontorio che finisce a Portovenere, ma privo della strada costiera ed a est dal Colle dei Cappuccini, l’ideale prosecuzione del Montetto, dove ora si erge la nuova cattedrale, fino al mare: al centro una gradevole distesa di acquitrini formati dalla congiunzione tra le acque dolci degli innumerevoli torrentelli che scendevano giù dai rilievi e quelle salate del mare. Un luogo ideale per le zanzare e per i salinai. E salinai erano infatti i nostri predecessori (il sale veniva utilizzato per la conservazione dei cibi ed era merce molto preziosa).

Ad est della piana di Spezia, oltre il colle dei Cappuccini, si estendeva la piana di Migliarina, molto più grande e probabilmente più ricca di terreno coltivabile. Le due piane erano verosimilmente collegate da sentieri e mulattiere lungo il colle, mentre non si hanno notizie di vere e proprie vie costiere.

La piana di Spezia e quella di Migliarina separate dal Colle dei Cappuccini
La piana di Spezia (1) e quella di Migliarina (2) separate dal Colle dei Cappuccini

Il minuscolo borgo di Spezia faceva parte della Podesteria di Carpena, ma nel 1252, i Fieschi, in lotta contro i Doria e gli Spinola per l’egemonia nelle terre liguri, lo acquistarono assieme ad altri territori e lo munirono di opere di fortificazione. Dieci anni dopo Niccolò Fieschi iniziò la costruzione del fortilizio che poi diverrà il Castello di San Giorgio.

Evidentemente, da buon genovese, risparmiò su mano d’opera e materiale perché, nel 1273, Oberto Doria attaccò la roccaforte di Spezia, prima struttura fortificata costruita sul Poggio, e sconfisse Niccolò Fieschi che nel 1276, con la coda tra le gambe, cedette tutti i possedimenti di levante, Spezia compresa, alla Repubblica di Genova per 25.000 lire.

Nel 1343 il borgo venne elevato dal doge Simon Boccanegra al rango di Podesteria: oltre a Spezia, comprendeva i borghi di Vesigna, Tivegna, Isola, Follo, Valeriano e Bastremoli, strappati alla Podesteria di Carpena.

Negli anni seguenti, il borgo si ingrandì e cominciò a dotarsi di cinte murarie difensive sul crinale che conduce a Castellazzo e Sarbia, nel punto della sua biforcazione, verso il Poggio e la Fondega. Le mura furono completate nel 1402 assieme al Castello di San Giorgio che sfruttò l’originaria costruzione dei Fieschi. In quegli anni venne costruita anche la “Bastia”, una torre difensiva di forma poligonale, oggi scomparsa, posta sulla sommità della collina, chiamata anche “Torrione Stella”.

Nel frattempo, sul Poggio, nucleo originario dell’odierna città, vennero edificati il convento e la chiesa di Sant’Agostino, quest’ultima originariamente destinata ad oratorio per il ricovero dei defunti.

Nel 1412 Genova soffocò nel sangue la rivolta dei paesi del Golfo fomentata dai Fieschi. Il borgo di Spezia, che era rimasto fedele alla Repubblica Genovese, ne approfittò per distruggere l'eterna antagonista Carpena ed appropriarsi di tutto il suo territorio.

Nel 1420 si diede l'avvio alla costruzione del Palazzo comunale, sede dell'autorità cittadina e luogo di assemblee.

Ai primi del 1400, il ponte del Canale di Piazza segnava il limite settentrionale della città, tanto da essere sormontato dalle nuove fortificazioni. All’interno delle mura il borgo si estendeva in una zona che oggi potremmo delimitare più o meno da questi perimetri:

  • A nord lungo via Rattazzi, da via Colombo fino al Castello di San Giorgio;
  • A est dal Castello di San Giorgio lungo via Da Passano fino a via Cavallotti;
  • A sud lungo via Cavallotti e poi via Carpenino fino a via Colombo
  • Ad ovest lungo via Colombo tra via Carpenino e via Rattazzi

Non c’è che dire, una vera metropoli!

Nella cinta si aprivano 6 porte:

  • A nord Porta di Genova (o di San Bernardino) ubicata su via del Prione all’altezza dell’attuale Museo Diocesano;
  • A est la porta Romana ubicata più o meno alla confluenza tra via del Torretto e via Da Passano;
  • A sud la porta del Carmine e la porta della Marina (o dei Settedolori) ubicate più o meno alla confluenza tra le attuali via Colombo e via Carpenino e tra le attuali via del Prione e piazza Mentana;
  • Ad ovest la porta di San Francesco (o del Fosso) e la porta Biassa (o del Macello o dell’Ospedale) ubicate più o meno alla confluenza tra via Sapri e via Colombo e via Biassa e via Colombo.

Il borgo di Spezia nel quattrocento

Nei secoli seguenti le mura e, conseguentemente le porte, cambieranno posizione tanto che si ha spesso notizia nelle cronache dell’epoca di uno spostamento progressivo verso nord della porta di Genova.

La chiesa di Santa Maria, costruita a metà del 1300, si trovava fuori delle mura, ma talmente vicina ad esse da costituire un pericolo in caso di attacco. Infatti, nel 1436, quando Spezia fu assalita dalle milizie di Niccolò Piccinino, capitano di ventura di Filippo Maria Visconti, venne presa la decisione di abbatterla per poi riedificarla all’interno delle mura.

Intanto cominciarono a costruirsi le prime case in muratura e le prime strade acciottolate e ad imbrigliare canali e torrenti per bonificare gli acquitrini subito fuori le mura, tanto che fu possibile creare anche un porto mercantile il cui molo principale si trovava dove adesso è via Diaz. Se la si percorre da via Chiodo verso il mare se ne possono ancora identificare i confini grazie ai segni delle bitte e agli anelli visibili sul selciato.

L'andamento delle vie del centro seguiva due direttrici principali, una verso il mare, che è l'attuale via Prione, e l’altro verso Biassa e verso Fabiano, dove incontrava la rivierasca proveniente da Portovenere che fiancheggiava la sponda destra della palude del Lagora.

Il centro della vita pubblica del borgo era, e sarà per secoli, Piazza Grande, l’attuale Piazza Beverini che aveva una fisionomia molto diversa dall’attuale. Oltre alla Chiesa di Santa Maria Assunta, svettava al centro il Palazzo Comunale, ma si hanno notizie anche dell’esistenza di un tribunale e di una prigione.

Nel 1455 in via del Prione venne edificato l’Oratorio di San Bernardino, una piccola chiesa ad un'unica navata a falde spioventi che per decenni, in tempi recenti, è stata sede della locale Pubblica Assistenza e che oggi ospita il Museo Diocesano. In origine la facciata della chiesetta era arretrata rispetto a via del Prione formando una piazzetta all’altezza della quale si apriva la Porta di Genova (o di San Bernardino).

Dopo la sconfitta dei Fieschi, Spezia tornò sotto la giurisdizione della Repubblica di Genova seguendone tutte le vicende politiche e belliche.

Nel 1464, i Milanesi di Francesco Sforza invasero i territori della Repubblica di Genova e costruirono a Spezia, ai piedi della collina del Poggio, un piccolo arsenale per la realizzazione di galere.

Alcune vecchie galere
Galere del quattrocento

Solo tredici anni più tardi, nel 1477, con la morte del duca Francesco Sforza, la Repubblica di Genova riprese il potere. Gli spezzini, in rivolta contro le autorità ducali, distrussero le opere dell'arsenale, attaccarono e presero il Castello e la Bastia.

Nel 1480 venne fondato il primo Ospedale intitolato a Sant’Andrea per iniziativa della confraternita della Santissima Annunziata. Costruito all'interno del perimetro urbano, si trovava nella parte ovest della città,vicino alla porta di Biassa.

Nel 1564 si iniziò la costruzione della fortezza di Santa Maria sul promontorio tra il Varignano e la Castagna per difendersi dalle incursioni corsare. Qualche anno più tardi, nel 1606, furono edificate la Torre Scuola vicino all'isola Palmaria, la Torre di San Gerolamo e il Forte di Sant'Andrea.

Nel 1616, nel punto dove è adesso il Museo Lia, iniziò la costruzione del convento dei frati di San Francesco da Paola (o Padri Minimi), con un chiostro quadrato con celle ai lati, mentre la chiesa a nord del convento, fu invece edificata qualche anno più tardi. Tale complesso venne a trovarsi fuori Porta Genova, poco oltre la cinta muraria seicentesca.

Nel 1654, per dare impulso ai commerci, vennero istituiti mercati settimanali e due fiere annuali coincidenti con i patroni della città, San Giuseppe (19 marzo) e Maria Assunta (15 agosto). Con l’occasione venne consentito l’ingresso in città anche ai mercanti ebrei e stranieri e qualche anno dopo, allo stesso scopo, venne modificato l'ingresso della città nella parte a levante, costruendo una strada bassa che aggirava il colle dei Cappuccini.

Per via della posizione molto defilata dalle grandi direttrici, in quegli anni non successe granché, se si escludono le scorribande dal mare di predoni di varie etnie, della marina austro-ungarica e di quella inglese ed il progetto del 1640, poi accantonato, da parte dei simpatici genovesi di una deviazione del corso del fiume Magra per convogliarlo nella piana della Spezia a favore del recupero di aree da destinare all’agricoltura laddove è adesso la foce naturale.

Naturalmente Spezia seguì per filo e per segno tutte le battaglie interne e esterne tra le diverse fazioni in cui era impegnata quasi giornalmente la Repubblica di Genova e tutti i suoi rovesciamenti.

L'importanza della città crebbe nel tempo, grazie anche alla natura di caposaldo militare svolta dal suo Golfo. Nel 1724 il governo della Repubblica di Genova decise la costruzione al Varignano di un Lazzaretto per la quarantena di merci e persone (le epidemie di peste all’epoca erano frequenti quanto il raffreddore al giorno d’oggi) ed elevò Spezia al rango di Governatorato.

Nel 1795, a seguito delle vicende della rivoluzione francese, Napoleone invase la costa e vi fondò la Repubblica Ligure. Anche il borgo di Spezia ne faceva parte come capoluogo del Dipartimento del Golfo di Venere.

Nel 1797 vennero soppressi tutti gli ordini religiosi: il convento e la chiesa dei Padri Minimi vennero requisiti ed i frati espulsi. Nel 1804, dopo aver effettuato alcuni lavori di trasformazione, entrambi gli edifici vennero adibiti ad ospedale civile e militare in sostituzione del vecchio ospedale di via Biassa.

Anche Napoleone era consapevole dell'importanza militare di Spezia e la elevò al rango di sede di Distretto, dichiarandola ufficialmente porto militare con decreto imperiale dell’11 maggio 1808.

L'imperatore voleva formare un grande arsenale militare nel lato occidentale del Golfo ed a questo scopo cominciò la realizzazione della strada fra Spezia e Porto Venere, ma diede inizio anche ad altre opere pubbliche di notevole importanza: collegamenti più moderni con Genova, Parma e Roma, il progetto per dotare la città dell’illuminazione pubblica e l’edificazione nel 1811 di un grande forte sulla cima della Castellana.


La Spezia è il più bel porto dell'universo. La sua rada è anche migliore di quella di Tolone, la sua difesa da terra e dal mare è facile, i progetti redatti sotto l'Impero e di cui si era cominciata a dare esecuzione, dimostrarono che con spese anche irrilevanti gli stabilimenti navali si sarebbero rivelati sicuri, all'interno di una piazzaforte capace della più forte resistenza.
Così Napoleone nel “Mémorial de Sainte Hélène” dettato al segretario de Las Casas a Sant'Elena.

Il progetto per la costruzione di un arsenale militare rimarrà però sulla carta a causa della fine dell'Impero napoleonico.

(continua...)

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